lunedì 18 febbraio 2013

L'ultimo voto (cap. 6)

Maurizio si ribellò immediatamente. «Come sarebbe a dire? Io non ho mica detto che voterò per lui!» Mariani annuì e sollevò le mani in modo conciliante. «Non si innervosisca, signor Zadra, e invece ci ascolti con attenzione. E’ per questo che abbiamo qui anche il collega di Assistenza e Cooperazione. Quello che le chiediamo, glielo chiediamo nell'interesse generale, di tutti quanti. E dunque, non di meno, anche nell’interesse dell'opposizione, che è completamente d'accordo.» Maurizio guardò il rappresentante del maggior partito di opposizione. «Quello che dice Mariani è vero», confermò Sparini. «Anche noi le chiediamo di dare il suo voto al governo attuale.» Maurizio era sconcertato. «Ma perché? Per quale motivo?» Sparini tirò fuori da una tasca un pacchetto di sigarette al mentolo e se ne accese una con calma. Aspirò una boccata di apparente benessere e disse: «Il governo ci sta lasciando un’eredità economica e politica fallimentare e un buco nelle casse dello Stato impressionante.» Il ministro Mariani sorrise. «Caro collega…» L’onorevole Sparini non lo fece proseguire. «Mi lasci dire, Mariani. Lasci stare. La situazione internazionale è un disastro, con gli americani e gli inglesi che tirano da un lato, i francesi e i tedeschi da un altro. L’appoggio militare che abbiamo assurdamente fornito a parti in conflitto tra loro in medio oriente e in Africa è ancora peggio. Degli accordi capestro, conclusi con il governo russo e col governo cinese in cambio di indebitamenti sconsiderati, non ne parliamo… Ormai la pezza di stoffa con cui coprivamo alla bell’e meglio la nostra economia malata è disseminata di buchi. Contiamo sempre di meno, nel mondo, e persino il governo albanese ha cominciato ad alzare la voce con noi.» Sparini aspirò un’altra profonda boccata. «Far fronte a questo disastro imminente con un unico voto di maggioranza, sarebbe un suicidio politico, in questo momento. Se a comandare fossimo noi, qualsiasi decisione dovessimo prendere per contrastare un tracollo in gran parte ancora nascosto al pubblico, con sacrifici e rinunce terribili da fare ingoiare a forza ad ogni elettore, brucerebbe tutto il consenso che siamo riusciti a recuperare negli ultimi mesi... E questo non ce lo possiamo permettere.» «Ma perché? Che cosa dice?», protestò Maurizio. «Con questo ragionamento, aspettare ancora vorrebbe dire solo far peggiorare la situazione!» Sparini non esitò neanche un secondo. «C’è un accordo con Pontelungo. Gli lasciamo altri sei mesi. Cominceranno loro ad applicare un nuovo regime di austerità e di tassazione più rigoroso, che sconcerterà i loro elettori. Fra sei mesi esatti ci sarà un’altra crisi ufficiale del governo, ma questa volta sarà definitiva. Dimissioni per ragioni di salute del Presidente Federale, scioglimento delle camere, nuove elezioni. Noi prevediamo che da qui a sei mesi Slancio Vitale perderà più della metà degli elettori e che l’opposizione riuscirà a raggiungere oltre il 70 per cento dei consensi. Pontelungo, da parte sua, ci darà da subito una mano diminuendo fino a zero la sua presenza in video e le dichiarazioni alla stampa. In modo da preparare la sua scomparsa, definitiva e irrevocabile, dalla scena.» «Il presidente comprende che è tempo di un passaggio di consegne in tempi ragionevoli», concesse il ministro Mariani. «Gli animi si sono scaldati troppo, in queste settimane di competizione.» «Già. Apprezziamo la presa di coscienza del presidente e dei suoi alleati», diede atto il rappresentante dell’opposizione, senza guardare altro che il fumo della sua sigaretta, sospeso nell’aria.

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