domenica 15 novembre 2009

Battute


Maledetto Cristian Pavesi.

Undicesima serata, Terza Scena.
Il pubblico ride, parte la musica e il sipario viene richiuso. Il tavolo viene girato e le sedie vengono spostate. Io mi siedo dietro quella che diventa la scrivania del Professor Holiday e mi sistemo gli occhiali sul naso e la pipa spenta in bocca. Un telefono viene poggiato sulla scrivania, apro il quaderno di lavoro del professore e cerco di rilassarmi.
Parte la musica e il sipario si apre di nuovo.
La scena è divisa in due parti: a sinistra il pubblico vede una parte della sala d’ingresso, a destra lo studio del professor Holiday. Le due parti sono separate da una finta porta di scena. Fuori dello studio ci sono il signor Pepperside e la capo infermiera Mary; dentro lo studio c’è il Professor Holiday, ossia io.
Pepperside: Ho sentito dire che il professore è molto bravo, vero?
Mary: (Annuendo.) Il professor Holiday è uno psichiatra di fama mondiale.
Pepperside: Mondiale?
Mary: Certamente. Basti vedere come ha curato Jimmy.
Pepperside: (Perplesso.) Jimmy? Jimmy l’infermiere factotum?
Mary: Certo. Il professore ha fatto miracoli, con lui. (Gli si avvicina di più e lo fissa negli occhi.) Sa, era pazzo furioso!
Pepperside: (Visibilmente preoccupato.) Ah...
Qualcuno tra il pubblico ride.
Mary bussa alla porta dello studio.
Holiday: Sì?
Mary: Sono Mary, professore. Con il signor Pepperside, il nuovo paziente.
Holiday: Ah, sì, certamente. Entrate pure.
Il signor Pepperside e Mary entrano nello studio del professor Holiday.
Pepperside: Buonasera, professore.
Holiday: Buonasera a lei, signor Pepperside, si metta pure a sedere.
Il signor Pepperside, ossia quel bastardo di Pavesi, si siede. La cameriera esce con discrezione, lasciandoci soli.
Lui: Ecco, professore… Ho deciso di rivolgermi a una clinica specializzata come la vostra, perché per me questo è veramente un brutto periodo.
Io: (Annuisco in modo professionale.) Hu hu.
Lui: Io non dormo più… non mangio più… non esco più di casa…
Io: (Continuo ad annuire, attento.) Hu hu.
Lui: Non guardo nemmeno la pay-tv!
Ancora risate, che bruciano la battuta che devo dire.
Io: Ah, perbacco! Con quello che costa! (Nessuna reazione del pubblico, infatti.) E ha qualche idea sul perché di questi suoi disturbi?
Lui: No, professore. Non me lo so spiegare.
Io: Hu hu… Lei non ricorda qualche avvenimento recente, che possa averla turbata?
Lui: No, professore. Non mi pare.
Io: Hu hu… E cosa può dirmi, sulla sua vita sentimentale?
Lui: Oh… Effettivamente, c’è stato un piccolo cambiamento, ultimamente.
Io: Dica. La ascolto.
Lui: Beh, la mia fidanzata mi ha lasciato, dopo otto anni di fidanzamento.
Io: Hu hu.
Lui: Proprio il giorno prima delle nozze.
Io: Hu hu.
Lui: Per fuggire insieme al mio migliore amico.
Io: Hu hu. Capisco. E lei come ha reagito a questo episodio?
Lui: Oddio... Devo dire non troppo bene... (Pausa ad effetto.) Tutta quella quantità di bei regali da rimandare indietro!
Il pubblico ride di nuovo
Io: Sì, capisco benissimo. Ma lei deve rendersi conto, mio caro giovanotto, che queste cose solo all’ordine del giorno, oramai. Quel che è successo, può darle invece modo di avvicinarsi di più alla sua famiglia. (Mi preparo a prendere appunti.) Com’è il suo rapporto con suo padre?
Lui: E’ sempre stato il mio migliore amico.
Io: (Lo indico col dito, in segno di approvazione.) Ecco, vede? Questo è molto positivo: suo padre ora le sarà ancora più vicino.
Lui: (Molto scettico.) Non credo. E’ stato lui a scappare con la mia fidanzata.
Il pubblico ride con convinzione.
Io: (Assumo un atteggiamento molto pensieroso, per essere più caricaturale.) Uhm, già, capisco. Comportamento tipico. Sua madre, invece?
Lui: Oh, anche per lei è stato un momento duro. Se non ci fosse stato padre Rudolfo, a sostenerla, penso che sarebbe crollata.
Io: (Mi fingo sorpreso.) Padre Rudolfo?
Lui: Il nostro nuovo parroco. Un giovane missionario appena arrivato da Puerto Alegre. Avrebbe dovuto celebrare lui il mio matrimonio.
Io: Uh uh, capisco. Un nuovo parroco con fresche energie per portare conforto. Vi è stato vicino?
Lui: A me non molto. E’ partito insieme a madre per le lontane isole del Peloponneso. Vivono insieme, ora, e pare che siano molto felici.
Il pubblico ride di cuore.
Stramaledetto.
Io: (Continuo ad essere pensieroso, cercando di soffocare la mia irritazione.) Già, già, capisco. Comportamento tipico. (Fingo di scrivere sul mio quaderno di lavoro, rifletto con attenzione, quindi mi rivolgo con risolutezza al signor Pepperside; da questo momento devo preparare il terreno per la mia battuta.) Mia caro signor Pepperside, è ora che lei affronti la realtà.
Lui: (Sulla difensiva.) La realtà, professore?
Io: (Dopo una pausa molto studiata.) Lei ha del risentimento nei confronti della sua fidanzata. (Cerco di captare l’umore del pubblico.)
Lui: (Perplesso.) Del risentimento, professore?
Io: (Sospiro, cercando di dare al sospiro il peso esagerato di una vita di studi.) Eh, la mente è una cantina misteriosa… Quando il suo matrimonio - puf! - è svanito; quando suo padre - puf! - è svanito; quando sua madre e perfino la sua guida spirituale - puf! puf!, sono spariti - la sua mente può avere associato il fatto di essere rimasto completamente solo alla sua fidanzata, per un complesso incastro di ragionamento, coincidenze e inconscio, reagendo con un inaspettato esaurimento nervoso.
Mi sembra di captare una risatina, ma l’atmosfera è moscia. Maledizione!
Lui: (Sorpreso.) In effetti, ora che mi ci fa riflettere, mi rendo conto di avercela un po’, con la mia ex fidanzata... Ma lei come ha fatto a capirlo in così breve tempo?
Io: (Minimizzo con evidente modestia.) Oh, segreti del mestiere. Me ne sono reso conto da come ha reagito quando ho detto il nome della sua fidanzata.
Lui: (Perplesso.) Ma lei non l’ha detto.
Io: (Assumo una aria di sicurezza.) Comportamento tipico. Lo vede? Lei nega la causa evidente del suo disagio.
Lui: (Ancora più perplesso.) Professore, scusi, ma lei non l’ha detto… perché nemmeno io le ho detto il nome della mia fidanzata.
Qualcuno già ridacchia. E’ merito mio o è merito di Pavesi?
Io: Uh uh, capisco perfettamente. Come lei vede, l’intensità del trauma è talmente forte, che lei continua a rifiutare di pronunciare il suo nome.
Lui: (Con un'espressione di sorpresa davvero esagerata.) Oooh! Non ne ero consapevole, professore.
E giù risate a non finire. Bastardo d’un guitto.
Io: (In tono comprensivo.) Povero ragazzo, la capisco. Ci vuole tempo, in queste cose. Ci vuole tempo… ma si può guarire!
Tiro una corda che aziona una campanella. Entra nel mio studio la capo infermiera Mary.
Mary: Ha chiamato, professore?
Io: Sì. Accompagni per favore il signor Pepperside nel suo alloggio. E’ stata una giornata lunga e faticosa. (Fingo di aspirare tabacco dalla mia pipa.) Adesso è bene che vada a prepararsi per la cena e riposi un po'.
Buio. Il sipario si chiude e ci si prepara per la nuova scena.
- - - - -
Che palle, sono avvilito.
“Oooh! Non ne ero consapevole, professore” continua a divertire il pubblico più di ogni altra cosa al mondo, nella commedia, sebbene Cristian Pavesi sia chiaramente un coglione.
La battute in cui il pubblico dovrebbe ridere sono: “Ah, perbacco! Con quello che costa!” e “Lei ha del risentimento nei confronti della sua fidanzata”, che sono molto più sofisticate.
Per non parlare dei miei studiatissimi intercalari: “Comportamento tipico”, “Hu hu” e “Capisco”, che nelle prove funzionavano così bene.
Non è per niente giusto, maledizione.
Gemma, che fa la parte di Mary, tira su entrambi i pollici e sorride in modo irritante a Cristian, dicendo: - Perfetto! Il pubblico è tutto tuo!
Poi si accorge di me e aggiunge:
- Perfetto anche tu, Saverio. Gli hai dato le battute precise precise.
Dopodichè lascia le quinte ed entra in scena.
Precise precise? Cristian Pavesi fa le cose perfette e io precise precise. Non mi pare un granché, penso.
- Con quel vestitino da infermierina mi fa impazzire. Ha quel culetto… Sai se se la fa con qualcuno? – mi chiede Cristian.
- Non sono sicuro. Pare di no - rispondo.
Annuisce distrattamente e allunga un po’ il collo, per studiare Gemma. E’ in scena con l'infermiere factotum e ci dà le spalle.
- Ha proprio un bel culetto. Stasera le chiedo di uscire.
Stramaledetto bastardo.

(... continua)

Racconto pubblicato da Giulio Perrore Editore, nella raccolta dedicata a "LInvidia".

domenica 8 novembre 2009

Facezie - 01

Io amo il prossimo. Davvero davvero. E’ per l’attuale che ho seri problemi.