giovedì 7 febbraio 2013

L'ultimo voto (cap. 1)

Le prime percezioni della realtà arrivarono sotto forma di note. Pacate note musicali che poco per volta si trasformarono in musica, pianoforte, archi vibranti. «Si sta svegliando», sussurrò una voce, e Maurizio fece un respiro più ampio e batté con fatica le palpebre, perché la luce negli occhi gli dava fastidio. «Va tutto bene, dottore?», disse qualcuno. «Sì. Si sta riprendendo benissimo. I valori sono tutti regolari.» Che bella musica, pensò Maurizio muovendo un po’ la testa, un po’ le gambe, un po’ la schiena. «Signor Zadra?» Il pianoforte è uno strumento meraviglioso, pensò ancora. Batté nuovamente le palpebre, per aprirle davvero, ed entrò ancora più luce. Non c’era solo la musica e… «Signor Zadra, ben tornato.» Il signor Zadra sono io, pensò Maurizio, mettendo meglio a fuoco ciò che vedeva. Un viso lo stava fissando. Sorrideva. «Va tutto bene, signor Zadra. E’ in un ospedale e questa è la signorina Cristina, la sua infermiera.» Nel suo campo visivo entrò un altro viso sorridente, questa volta di donna. Un bel visino giovane e cordiale, una bella musica, una stanza di ospedale... A questo punto Maurizio si preoccupò davvero. «Cos’è successo?», chiese, provando a spostarsi un po’ di più. «Stia tranquillo. Va tutto bene», ripeté l’uomo accanto all’infermiera, mentre la ragazza gli toccava una mano con dita morbide e protettive. Anche lei disse: «Va tutto bene», continuando a sorridere, ed effettivamente non avvertiva nessun dolore. «E’ stato male, ma adesso è tutto passato. Si trova all’ospedale San Corrado e io sono il dottor Luciani. Lei si è appena ripreso da un lungo periodo di recupero.» «Recupero? Recupero da cosa?» «Da un incidente automobilistico. Ma ora è tutto passato.» «Un incidente automobilistico?» La cosa lo sorprese e lo mise di nuovo in allarme. «Ed ero solo?» «Sì, era da solo. Nella sua macchina, intendo dire. Nell’altra macchina invece erano in quattro, ma anche loro stanno tutti bene. Non si preoccupi, a parte lei nessuno si è fatto male.» Maurizio aggrottò la fronte e provò a tirarsi su per mettersi a sedere. Non era facile, però. Nonostante l’immediato aiuto della bella infermiera, che gli diede sostegno, non riuscì a tirarsi su come voleva. Per ora era davvero troppo faticoso. Riprese fiato. «E di chi è la colpa dell’incidente?» «Dell’altra vettura. Un grosso fuoristrada sportivo. Sembra che abbia fatto un sorpasso molto azzardato e la sua auto, purtroppo, ci è andata di mezzo.» «Ah. Beh, allora un po’ di male avrebbero potuto farselo anche loro», osservò Maurizio. «La giustizia non è di questo mondo», dichiarò con solennità un’altra voce. Dal fondo della stanza, quasi completamente buio, qualcuno si avvicinò al dottore. «Gli posso parlare, adesso, dottor Luciani?» Il dottore annuì. «Va bene, ma mi raccomando: senza esagerare.» Maurizio guardò il nuovo arrivato e il nuovo arrivato ricambiò lo sguardo. Maurizio non era fisionomista, ma quel volto gli sembrava conosciuto. «Buonasera, signor Zadra. Come si sente? Meglio?» «Sì. Direi di sì. Mi sento molto fiacco, ma non sto male.» Cercò di spiegarsi meglio. «E’ come se mi fossi svegliato dopo una fortissima influenza.» Tentò nuovamente di tirare il corpo un po’ più su, guadagnando un centimetro o due. «Mi mancano le forze, però non ho nessun dolore.» E detto questo si sentì in dovere di fare un mezzo sorriso di rassicurazione. Anche il nuovo arrivato sorrise. «Bene. Ne sono felice.» Dall’altro lato del letto, un’altra persona disse: «Vogliamo arrivare al dunque?» Maurizio girò lo sguardo, un po’ sorpreso. Da quella parte del letto ricordava solo l’infermiera carina. Ma quanta gente c’era? «Un momento solo di pazienza», osservò il dottore. «Magari il signor Zadra sente il bisogno di riposare.» «Io?», disse Maurizio, quasi sorpreso. «No, non c’è problema. Adesso mi sento bene.» Il primo visitatore guardò il dottore con espressione interrogativa. Il dottore alzò una palpebra di Maurizio e gli osservò con calma il fondo dell’occhio, gli tastò il polso per sentire il battito e controllò diversi fogli che l’infermiera gli porse. «Va bene. Può sostenere una conversazione», concluse, «ma mi raccomandando di non esagerare». Quindi con discrezione arretrò verso l’oscurità sul fondo, e insieme a lui sparì anche l’infermiera.

Nessun commento: