mercoledì 13 febbraio 2013
L'ultimo voto (cap. 4)
«Ah», si lasciò sfuggire anche Maurizio, come aveva fatto l'onorevole Sparini poco prima; però il suo «Ah» non aveva alcuna nota di ironia. «Quindi, con il mio voto, insomma... Avete detto che vincerà il governo oppure l’opposizione.»
«Esattamente», confermò il ministro Mariani sorridendo, e con un sorriso ancora più convinto aggiunse: «Pensi che grande soddisfazione... Lei ha il potere di stabilire chi governerà il paese per i prossimi sette anni!»
Maurizio aggrottò la fronte, sorpreso. «Non erano cinque?»
«C’è stato un piccolo colpo di mano da parte del governo», spiegò con palese ironia l’onorevole Sparini, e il ministro Mariani precisò: «Una correzione necessaria della legge, per assicurare un tempo più ragionevole a chiunque dovrà mettere in atto importanti e complesse azioni di governo per la Federazione. Lo sottolineo di nuovo: a chiunque.»
«Ah», non poté evitare di ripetere Maurizio.
Sparini sospirò, come se avesse già detto queste cose moltissime volte. «Che due schieramenti politici prendano lo stesso preciso numero di voti, penso che sia più improbabile che vincere alla Superlotteria due volte di seguito. Però è successo, e purtroppo in diretta. Visto che qualche intelligentone, sia nelle file del governo che di una certa opposizione, ha pensato di pretendere un collegamento diretto e visibile a tutti, giorno per giorno e minuto per minuto, col nuovo Centro Elaborazione Dati dell’Ufficio Elettorale Federale. Costo ufficioso del nuovo impianto: 45 milioni.» Sparini si concesse un profondo respiro. «Per questo ci serve il suo voto. Perché il maggioritario assoluto e questo accidenti di Voto Elettronico Certificato, disgraziatamente concordati dall’opposizione e dal governo, sono già costati una montagna di quattrini... E questo non è proprio il momento più adatto, per mandare in bestia 37 milioni di elettori.»
Maurizio era colpito. «Ma la gente lo sa che i voti sono esattamente pari?»
«Lo sanno, lo sanno», confermò Sparini. «E sanno pure che dipende tutto dal suo ultimo voto.»
Maurizio impallidì vistosamente. «Cosa? Mica conosceranno il mio nome?»
«Il suo nome no, ma il governo si è premurato di informare… puntualmente l’opinione pubblica e i mass media», confermò il ministro Mariani, con il solito sussiego. «Tutti sono al corrente che da diversi mesi è stata avviata una terapia speciale di recupero per una persona in stato di incoscienza post traumatica... E tutti stanno aspettando con più che legittima impazienza che venga comunicata la sua perfetta guarigione.»
L’onorevole Sparini si sedette sul bordo del letto di degenza. «Il fatto è che tutte le fasi di conteggio dei voti sono state trasmesse secondo per secondo sui teleschermi di tutte le emittenti nazionali ed internazionali, per non parlare di Internet... Un pasticcio con i voti come quello che ci è capitato adesso si è verificato solamente in America, ai tempi del presidente Bush, ma questa volta la situazione è ancora più ingarbugliata. C’è mezzo mondo, lì fuori, che vuole vedere come andrà a finire.»
«Ma tutti quanti saprebbero per chi ho votato, scusate! Così si infrange la segretezza del voto», si lamentò Maurizio.
«Beh sì, certamente!», confermò Mariani con un entusiasmo quasi giovanile, visto che considerava questo aspetto della faccenda con un’ottica radicalmente diversa. «E di conseguenza lei diventerà popolarissimo. Tutti i mass media italiani e stranieri vorranno conoscerla e intervistarla!»
«Ma non mi interessa! Io non ci tengo affatto a diventare famoso. E poi c’è il diritto alla privacy e alla riservatezza, santa miseria! Avrò diritto alla tutela della mia vita privata, no?»
Il Ministro dell'Informazione recuperò un’espressione estremamente seria, probabilmente anche un po’ offesa. «Nessuno mette in dubbio i suo diritti, signor Zadra. Lei voterà protetto dalla discrezione di una inviolabile cabina elettorale. Magari fuori del seggio ci saranno molti giornalisti e molti curiosi, ma dentro, glielo assicuro, lei avrà la stessa privacy di ogni altro cittadino che è andato già a votare.»
«E capirai! Non appena avrò consegnato la mia scheda, lo sapranno tutti benissimo, in che modo avrò votato!»
Il ministro sollevò le mani per difendersi. «E' solamente un dato matematico, frutto di un calcolo mentale che nessuno può impedire. La conseguenza inevitabile e, democraticamente parlando, non censurabile, di una situazione dei voti assolutamente… particolare.»
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