lunedì 11 febbraio 2013
L'ultimo voto (cap. 3)
«Esattamente uguali?»
«Sì. Esattamente uguali. 18.612.411 voti da una parte e 18.612.411 dall’altra. Ormai l’ho imparato a memoria.»
Maurizio cercò di assimilare l’informazione. «Ah, i voti per le elezioni. Perfettamente uguali. In effetti è molto strano… Però, scusate, io cosa c’entro? Nemmeno lo sapevo che si dovevano fare le elezioni.»
Il Ministro dell’Informazione sorrise con ancora più enfasi. «Caro signore, lei è rimasto privo di conoscenza per ben quattro mesi. E durante questo consistente periodo di… intervallo c’è stata una gravissima crisi di governo che ha richiesto, non essendoci soluzioni migliori, le elezioni politiche anticipate. Alle quali, ovviamente, lei non ha potuto partecipare.»
«Quindi il suo voto può fare vincere l’opposizione oppure il governo», tagliò corto Sparini, «e questo è il famoso motivo per cui siamo venuti proprio da lei, signor Zadra.» Il ministro dell’opposizione fece un bel respiro con evidente soddisfazione. «Per chiederle il voto.»
I due politici fissarono l’uomo nel letto senza aggiungere altro. La spiegazione sembrava conclusa. Se di spiegazione si poteva parlare.
Maurizio Zadra ne prese atto, con un disagio che andava crescendo. Di secondo in secondo, la sensazione di una fregatura galattica diventava sempre più forte.
Un po’ per prendere tempo, un po’ per farsi valere, Maurizio disse: «Potremmo togliere questa musica di sottofondo, per favore? Sta cominciando a darmi fastidio.»
Il ministro Mariani alzò un sopracciglio, sorpreso. «Mozart? Davvero lo trova fastidioso? I medici lo hanno scelto apposta per il suo potere curativo e rilassante.»
«Infatti sto molto meglio, grazie. Ora però ne farei volentieri a meno, se non vi dispiace.»
«Va bene. Se lei dice che le dà fastidio…» Il ministro Mariani fece un segno con la mano destra, e la musica di sottofondo si spense all’istante.
«Fatemi capire. Io sono rimasto in coma addirittura quattro mesi?», chiese Maurizio, che non si sentiva per niente convinto.
«Giorno più, giorno meno. Oggi è il 24 aprile e lei ha perduto conoscenza, vediamo…» Il ministro Mariani aprì la cartella clinica che aveva poco prima aveva controllato anche il dottore. «Il 3 gennaio. Di ritorno da una festa a casa di amici, pare.»
«Bella festa davvero! Però, scusate, se sono stato in coma per così lungo tempo, non dovrei sentirmi più… scombussolato?»
«C’è coma e coma», osservò il ministro. «E poi, diciamo che le è stato dato un aiutino.»
«Che genere di aiutino?»
Dall’ombra in fondo (e finalmente Maurizio Zadra si rese conto di quanto fosse fioca, invece che accecante, la luce nella stanza) rispose la voce del dottore. «Per essere precisi, abbiamo utilizzato un’avanzata tecnica di “Recupero Intensivo Controllato” delle facoltà interattive primarie e secondarie. Le sue sinapsi e…»
«Lasci stare, dottore, per favore», lo interruppe l’onorevole Sparini. «Sarebbe un discorso troppo tecnico e soprattutto troppo lungo. Quello che il dottor Luciani le voleva dire è che per curarla e rimetterla perfettamente in sesto sono state adottate nuove terapie mediche di grandissima efficacia, già molto diffuse nei paesi scandinavi e assolutamente all’avanguardia per sicurezza, velocità di guarigione, eliminazione del dolore e così via dicendo. Adesso però, appurato che lei si sente bene e che il dottor Luciani conferma il suo perfetto stato di salute, vorrei che ritornassimo sul punto essenziale della conversazione, per favore.» L’onorevole fece salire al massimo la tensione. «Il suo voto, signor Zadra. Ci serve il suo voto per sbloccare queste maledettissime elezioni.»
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