venerdì 15 febbraio 2013
L'ultimo voto (cap. 5)
Al “particolare” finale, detto con una certa soddisfazione finale dal ministro Mariani, probabilmente convinto di aver fornito la migliore giustificazione possibile, Maurizio Zadra rispose con un’espressione di evidente sconforto. Sparini provò a intervenire a sua volta.
«C’è un sacco di gente», fece presente, «che pagherebbe l’anima, per trovarsi nella sua attuale condizione.»
«La gente è la gente, e io sono io, se lei permette», ribatté Maurizio Zadra, spazientito, e questa volta fu Sparini ad alzare le mani in segno di pace.
Il ministro e l’onorevole lasciarono che il loro elettore riflettesse in santa pace, mentre ogni tanto il rumore di qualche apparato medico evidenziava in modo inquietante il progressivo trascorrere del tempo.
«Scusate, ma perché non utilizzate il voto di quelli che si sono astenuti?», sbottò alla fine Maurizio, che cominciava a sentirsi logorato.
Il responsabile del partito Assistenza e Cooperazione lo guardò fissamente. «Quei voti non vanno bene, Zadra. Si tratta di gente che non ha voluto andare ai seggi elettorali. A noi serve qualcuno che invece non ha potuto.»
«Ma che sciocchezza! Rifate le elezioni fra qualche giorno, no? In questo modo, tra l’altro, sarà tutto più regolare.»
«Ci vorrebbe più tempo di un paio di settimane, e noi non l'abbiamo. Tutto il paese è in ebollizione. Ha idea della crisi economica che stiamo attraversando? Del pericolo di disordini? Della scontentezza generale? Non riusciamo più a tenere la massa nell’incertezza del risultato elettorale. Ci serve il suo voto subito, per dare un vincitore e un vinto alle belve potenziali che aspettano qui fuori.»
«E vincere o perdere per un voto solo, invece? Pensate che la gente farà salti di gioia?»
Questa volta Sparini preferì guardare da un’altra parte. «Chi perderà accetterà la vittoria dell’avversario per scongiurare la catastrofe di uno scontro muro contro muro. Con umiltà e facendo un passo indietro, nell'interesse superiore della Federazione. Ci sono troppi rischi per la tenuta dell'ordine. Ora come ora, siamo tutti convinti che questa sia la scelta migliore.»
Anche Mariani era d’accordo. Maurizio lo vide annuire con aria seria.
“Troppi rischi per la tenuta dell'ordine”, si ripeté stordito Maurizio, e cercò di avere a disposizione un maggior numero di dati. «E’ ancora Pontelungo, il capo del governo attuale?»
Toccava a Mariani rispondere, ma prima pregò il dottor Luciani, che era ancora presente, probabilmente insieme all’infermiera, di uscire dalla stanza. Rimasti solamente in tre, il rappresentante del governo si schiarì la voce, raddrizzò la schiena e dichiarò in maniera ufficiale: «Il Presidente Federale è ancora Saverio Pontelungo, signor Zadra. E grazie al suo voto di domani mattina, la sua presidenza verrà riconfermata un’altra volta.»
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