
Avarizia: totale incapacità di essere generosi.
«Portala a cenare in buon ristorante e diglielo chiaramente.»
Rodolfo accentuò l’espressione pensosa e chiese: «Glielo devo dire chiaramente?»
Giuliano accentuò l'espressione decisa e rispose: «Visto che non capisce o che fa finta di non capire.»
Di fronte a Rodolfo si riaprì un immenso crepaccio di indecisione.
«Ma siamo amici da più di dieci anni... Lei mi considera un amico. Tutti i nostri amici sono abituati a considerarci solo amici!»
Giuliano si tolse la sigaretta di bocca e sbuffò una vistosa nuvola di fumo.
«E chi se ne frega. Che razza di amicizia è, se pensi sempre a metterle le mani addosso?»
Rodolfo apprezzò la schiettezza dell'amico, diretta ma non sboccata, però l'ampiezza del suo personale crepaccio non si ridusse di un centimetro, anzi.
«E perché dovrei dirglielo in un ristorante?»
«In un buon ristorante», lo corresse Giuliano.
«E perché dovrei dirglielo in un buon ristorante?»
«Perché questa Eleonora che ti piace tanto adora i viaggi e mangiare bene. Per cui non mi sembra il tipo che si accontenta di pizza e bruschetta. O no?»
Rodolfo annuì, seppure controvoglia, e Giuliano tirò una pensosa tirata dalla sua sigaretta.
«Hai detto che le piace mangiare il pesce?»
Rodolfo confermò.
«Ne va matta.»
«Allora falla godere. Portala a farsi una scorpacciata di pesce, falle scolare mezza bottiglia di vino, guardala dritta negli occhi e dille che ti fa impazzire.»
«Al ristorante?», chiese conferma Rodolfo, dubbioso.
«Sì.»
«Coi tavoli vicini da cui ci possono sentire?»
Giuliano sbuffò un'altra nuvola di fumo, irritato.
«Che te ne frega a te, di chi ci sta ai tavoli vicini! Tu guarda la tua Eleonora negli occhi verdi e falle capire che sei convinto, deciso. Vuoi solo lei.»
Rodolfo ci pensò su.
«Insomma, ci devo provare in un ristorante.»
«In un buon ristorante», ribadì Giuliano. «Se te la vuoi portare a letto, devi spendere come si deve.»
Rodolfo sentì franare un'altra porzione di parete, fra sé e il maledetto crepaccio.
Rodolfo osservò la lista degli Antipasti, elegantemente trascritta in caratteri pieni di ricciolute escrescenze, e si sentì pervadere da fastidiosi brividi di preoccupazione.
La cosa più economica riportata nella lista erano i "Carciofi alla Romana", da 8,00 euro, mentre la più costosa era un inquietantissimo "Jamon iberico (24 mesi stagionatura)", da ben 26,00 euro.
Si era psicologicamente preparato a spendere al massimo cento euro, ma già gli antipasti rischiavano di mandare a monte ogni previsione.
«Cosa ne pensi di un sauté di cozze e vongole veraci e di qualche ostrica col vino?», propose Eleonora, con un sorriso splendido e il tono di voce di chi si sta divertendo.
12 euro per il sautè e altri 3 per ogni ostrica ordinata.
«Sì, va bene. Le cozze e le vongole mi piacciono. Le ostriche, se vuoi, prendile solo tu. Per me sono troppo... forti. Si sente troppo il sapore di mare. »
«Oh... Allora prendi il carpaccio di polipo. Facciamo un sautè di cozze e vongole e una porzione di carpaccio, e ce le dividiamo metà e metà. Che te ne pare, come idea?»
Carpaccio di polipo 12,00 euro.
«Sì, mi pare una buona idea», ammise Rodolfo, sorridendo a denti stretti.
«E poi, dopo gli antipasti, cosa ti attira di più? La pasta o un bel secondo? Secondo me non ce la facciamo a mangiare tutti e due», osservò Eleonora.
«Sì, hai ragione. Poi va a finire che uno si riempie troppo», confermò Rodolfo. «E non si gusta più quel che si è mangiato.»
Eleonora annuì giudiziosamente.
«Io scelgo un pesce spada al salmoriglio», disse.
18,00 euro.
«E per contorno delle patate al forno, che ne vado matta», continuò.
3,50 euro, verificò Rodolfo. Però poteva andare peggio, tutto sommato.
«E tu, invece?»
Rodolfo controllò la lista dei secondi, sentendosi incalzato.
«Io prendo i calamari alla griglia», disse. Il costo di 14,00 euro gli parve il più ragionevole da sopportare.
«E come contorno?», chiese Eleonora.
Maledizione, anche il contorno.
«Come contorno, dici? Eh... un po' di spinaci all'agro.»
Eleonora approvò. «Buoni.»
Altri 3,50 euro.
Il cameriere, alto, distinto, con un sorriso garbatamente professionale, guardò prima Eleonora e dopo Rodolfo, chiedendo: «I signori hanno già scelto cosa ordinare?»
«Eh... sì. Abbiamo scelto», ammise Rodolfo.
«Come antipasti?»
«Per me, un carpaccio di polipo, per favore.»
«E la signora?»
«Un sautè di cozze e vongole», disse Eleonora. «E un paio di ostriche», aggiunse a sorpresa.
Il cameriere approvò. «Molto bene. E come primi?»
Le ostriche avevano preso Rodolfo un po' alla sprovvista. Altri sette euro di spesa, se ricordava bene.
Il cameriere lo guardò con aria interrogativa.
«Eh... niente primi, grazie. Preferiamo prendere direttamente i secondi», spiegò Rodolfo.
«Va bene. Come secondi?»
«Io prendo i calamari alla griglia, con un contorno di spinaci all'agro.»
«E la signora?»
Eleonora sorrise al cameriere in modo affascinante. «Vorrei un bel pesce spada al salmoriglio e tante patate al forno come contorno.»
Anche il cameriere sorrise. «Un bel piattone di patate al forno. Molto bene. E cosa desiderano da bere?»
Da bere, già. Chissà quanto costavano i vini del locale, si chiese Rodolfo, cercando con nervosismo la pagina dei vini.
«Potrebbe andare bene una Falanghina della Campania. Tu che ne pensi?», disse Eleonora, rivolgendosi a Rodolfo.
Campania, Campania... Rodolfo cercò nella lista dei vini, suddivisa per regione, la parte dedicata alla Campania e finalmente la trovò.
“ Falangina, vendemmia tardiva, 2006 IGT, € 19,00
Falangina, 2007 DOC, € 21,00
Greco di tufo, 2007 DOCG, € 25,00
Fiano di Avellino, 2007 DOCG, € 25,00”
Se non c'era un errore di stampa e la Falanghina era cosa diversa dalla Falangina, il costo del vino era di diciannove euro. Il meno caro, tra i quattro elencati, ma Rodolfo provò lo stesso un istinto di ribellione, pensando a quanto di meno sarebbe costato al supermercato.
«Sì. Mi sembra perfetto», mentì, con un gran sorriso.
«Molto bene», approvò il cameriere. Con un sorriso più convincente di quello di Rodolfo si allontanò.
«Molto bene», ripeté Rodolfo, scuotendo il capo con piccoli scatti successivi, per fare il verso al cameriere. «Adesso porterò a lor signori una raffinatissima tanica di Falanghina antigelo del 2006.»
Eleonora si mise a ridere.
«Ma solo se avete fatto il bollino blu di quest'anno, sia ben chiaro», continuò Rodolfo, sentendosi in uno stato d'animo vendicativo.
«Che matto! Lo stai facendo uguale», concordò con gli occhi che luccicavano di divertimento la sua Eleonora.
Dio, quant'era bella. Sentiva il suo profumo che si spandeva fin dal lato opposto del tavolino e poteva percepire il calore e la morbidezza delle sue guance come se fossero poggiate sul proprio viso.
«Perché mi guardi così?», chiese Eleonora, civettuola.
«Perché sei bellissima», disse Rodolfo.
Lei, pudicamente, si limitò a sorridere e ad abbassare un po' lo sguardo.
Però, diciannove euro per una bottiglia da un litro e mezzo di semplice vino bianco...
L'arrivo di un nuovo cameriere, più dimesso del precedente, interruppe il momento magico o quello che era. Armeggiò con abilità col tappo della bottiglia, fino ad estrarlo, e chiese con lo sguardo a chi doveva versare il primo bicchiere.
«Lo versi alla signorina. E' lei l'esperta», spiegò Rodolfo.
Il liquido dorato si riversò nel calice di Eleonora e lei lo assaggiò con disinvoltura dicendo: «Va bene.»
Il cameriere allora ne versò un altro poco anche nel calice di Rodolfo, quindi si allontanò con discrezione.
«Cin cin, allora», propose Rodolfo.
«Salute e felicità», aggiunse Eleonora.
All'arrivo degli antipasti, gli occhi di Eleonora si spalancarono per l’entusiasmo.
«Sei sicuro di non volerne assaggiare una? Una per me e una per te, dai!»
Rodolfo scosse la testa, sorridendo.
«No, mangiale tutte e due tu. Non ti preoccupare.»
Eleonora mandò giù i sette euro delle due ostriche puzzolenti con evidente soddisfazione.
«Adoro le cozze», sentì il dovere di dire, avvicinando al proprio piatto il sautè di cozze e telline, di dimensioni imperiali.
«Queste però le dividiamo. Passami il piatto», aggiunse, e Rodolfo sorridendo glielo passò.
Buone, erano buone: questo era da ammettere. Rodolfo ne mangiò una decina con un certo gusto.
Eleonora mangiava, commentava e beveva come se fosse l'essere più appagato del mondo. Quando arrivarono anche i secondi, incredibilmente alzò ulteriormente il suo livello di eccitazione.
«Fammi sentire i calamari. Humm, sono buonissimi!», disse.
Rodolfo sorrideva di rimando, in parte soddisfatto per tanta contentezza e in parte deluso dal fatto di non provare le stesse emozioni. Cercò conforto nella bottiglia di vino immersa nel ghiaccio e con orrore si rese conto che era quasi terminata.
«Questo vino è buonissimo», disse Eleonora, finendo il vino che era nel proprio bicchiere.
Rodolfo riempì il suo bicchiere e riempì anche il bicchiere di Eleonora, finendo di scolare la bottiglia.
«Che dici, ne ordiniamo un'altra?», propose, temendo la risposta.
Eleonora si posò una mano tra i seni, sorridendo. «No, per me basta, grazie. Uff, quanto ho bevuto! Però era davvero buono.»
La mano di Eleonora si posò con naturalezza sopra la mano di Rodolfo, in segno di ringraziamento. Rodolfo avvertì una sensazione di piacere che si irradiò lungo tutto il braccio, fino ad esplodere per tutto il petto.
Dio santo, gli piaceva proprio in modo esagerato.
Il primo cameriere, quello che Rodolfo aveva preso in giro, guardò Rodolfo ed Eleonora e con un sorrisetto sicuro cominciò a recitare.
«I signori vogliono un dolce? Abbiamo un ottimo tortino di pere, nocciola e cioccolato bianco, oppure di mandarino con crema di mandarino, una caprese di mandorle cioccolato e pistacchio e la crostata di ricotta e cioccolato. Oppure, per rimanere nell’ambito del cioccolato, la mousse di cioccolato fondente. Se invece lor signori preferiscono i sorbetti, abbiamo il sorbetto al limone, al mandarino, al mirtillo e alla mela verde. Per frutta, l'ananas e tutta la frutta di stagione.»
Rodolfo si sentiva annichilito.
(...segue)
Tratto dallla raccolta di racconti brevi di Andrea Bellizzi "La gente è strana", Edizioni Simple.

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