Superbia: sentimento di superiorità rispetto agli altri.
Avete presente l’odore di macchina nuova che certe macchine nuove emanano rispetto alle altre? E’ l'odore dell’auto che vi è piaciuta di più prima di fare l’acquisto. Quella che quando avete stretto forte il volante vi ha fatto sentire i padroni. Quella che aveva il posto guida così comodo e il parabrezza così pulito da trasformare subito il mondo esterno in un posto migliore.
Il signor Giacomelli si sentiva così: in un mondo migliore. La macchina nuova ronfava come un gatto, obbedendo in modo docile ai movimenti dei suoi polsi, e lui pensava che un uomo ha pure diritto alle sue soddisfazioni, avendo appena compiuto settanta primavere.
“Mi sono fatto proprio un bel regalo”, si disse, superando la piramide Cestia e immettendosi ad andatura tranquilla all'imbocco della via Ostiense. La macchina profumava proprio di nuovo.
Su un’altra auto, proveniente da viale Marconi, l’ispettore capo Nolligi pensava all’onorevole Tortacava che si trovava nell’automobile blu che precedeva la sua, e si sentiva il nervoso salire. Non era nato per fare la scorta a parlamentari viziati, ma nonostante le sue resistenze gli avevano dato l’ordine di proteggere un pallone gonfiato, assegnandogli anche degli agenti che non conosceva.
Sulla sua bicicletta vissuta, invece, Moreno Marchigiani pedalava per via del Porto Fluviale con l'andatura regolare del professionista. Portava sulla schiena uno zainetto con dentro due birre e dei volantini per la manifestazione di protesta che stavano organizzando. Quei porci della Inutech volevano licenziare il cinquanta per cento del personale e i compagni che si erano messi contro la dirigenza e la rappresentanza di venduti, per cui bisognava fare qualcosa prima della chiusura parziale di agosto.
Moreno portava le cuffie e stava ascoltando “Taste the Pain” dei Red Hot Chili Peppers, perciò lì per lì non capì per quale cazzo di motivo le macchine davanti a lui si stavano spostando a destra, chiudendo il passaggio per lui e la sua bici; si rese conto che qualcuno le stava costringendo, quando un macchinone blu con il lampeggiante acceso, seguita da altri due automobili, li superò tutti a sirene spiegate.
«Bastardi figli di puttana», mormorò, a denti stretti. Se ne avesse avuto il potere, le avrebbe fatte esplodere con la semplice forza del pensiero.
Claudia Policami, nella sua Matiz color puffo, stava anche lei percorrendo via del Porto Fluviale, con l’intenzione di girare a sinistra all’incrocio, per imboccare via delle Conce. Doveva andare al Testaccio, a teatro, per le prove della commedia “Casa di cura Othello Holiday”, in cui recitava. Paurosamente in ritardo come al solito, picchiettava col palmo delle mani sopra il volante immobile, maledicendo la fila di macchine ferme davanti e accanto alla sua.
Il semaforo che si trovava all’incrocio tra via del Porto Fluviale e via delle Conce, molto vicino all’altro semaforo tra via del Porto Fluviale e la lunghissima via Ostiense, non riusciva a fare passare tutti prima che terminasse il verde; quando scattava il rosso diverse macchine restavano ancora là, in mezzo all’incrocio, e allora si incasinava tutto.
Oggi era uno di quei giorni in cui l’incasinamento era particolarmente intenso, e l’arrivo delle tre automobili blu, col deputato e la rumorosa scorta, di certo non migliorò la situazione.
«Cazzo, è tutto bloccato», constatò l’agente Lattuso, che stava accanto al posto di guida della prima vettura.
«Qui ci perdiamo mezz'ora», confermò l'agente Piana, che era il pilota.
Lattuso si sporse fuori dal finestrino e cominciò a gridare e ad agitare la paletta di segnalazione.
«Via, via! Spostatevi! Via!»
Le automobili che si trovavano a destra dell'auto di Lattuso provarono a spingersi ancora più di lato, ma c'era il bordo del marciapiede, piuttosto alto, e più di tanto non si potevano spostare.
«Stronzi di merda», disse l'agente Lattuso, e l'agente Piana chiese: «Che facciamo?»
Il deputato Massimiliano Tortacava, che aveva diritto alla scorta perchè qualcuno gli aveva scritto sotto casa: "Attento Tortacava: per te niente torta, ma una pallottola a punta cava", a lettere rosso sangue e col disegno di una stella a cinque punte, pensava a quella stupida di Loredana che non rispondeva al telefonino. L'aveva viziata troppo, quella stronza. Con tutti i regali che gli faceva, si permetteva di fare la preziosa.
«Siamo bloccati, onorevole.»
Il deputato smise di fissare il telefonino.
«Eh? Che cosa?»
L'autista indicò il muro di macchine davanti a loro.
«Siamo bloccati, c'è un ingorgo al semaforo. La macchina di punta non riesce a farsi spazio.»
Il deputato si irritò immediatamente.
«Come sarebbe a dire? Lo sanno fare il loro lavoro o no? Suonagli il clacson e fagli segno che dobbiamo passare», tagliò corto. Doveva arrivare a casa di Loredana al più presto. Voleva proprio vedere se quattro pezzenti potevano rallentare l'auto di un parlamentare.
L'autista del deputato premette il clacson un paio di volte, e nella macchina di scorta che stava davanti a loro due uomini si voltarono per guardarlo.
«Avanti, andate avanti», disse l'autista di Tortacava, scandendo con attenzione le parole e facendo segno di avanzare, finchè uno due uomini dentro la macchina di scorta tradusse: «L'autista dell'onorevole ha fatto segno che dobbiamo passare.»
«E dove cazzo passiamo, se è tutto bloccato?», protestò Lattuso.
«Passiamo a sinistra, andiamo contromano», propose Piana.
L'agente Lattuso ci pensò su. Alla loro sinistra, nella corsia di senso opposto, qualcosa si muoveva, appena appena. Di qualche passettino le macchine avanzavano, anche se in direzione contraria, e poi così aveva la scusa per fare casino.
«Okay. Ti faccio spazio», disse, scendendo dalla vettura.
Il pilota della seconda macchina di scorta, dietro l'Audi 4 dell'onorevole, informò il suo superiore.
«Comandante, uno dei nostri è sceso.»
L'ispettore capo Nolligi inarcò le sopracciglia.
«Come sarebbe a dire?»
Il pilota della seconda macchina indicò con la mano destra Lattuso, che si era già portato nella corsia opposta e aveva cominciato ad agitare la paletta di segnalazione e a minacciare.
«Avanti, muoversi! Spostate 'ste cazzo di macchine, dai!»
L'autista della prima macchina blu, Piana, cominciò a fare retromarcia, rombando a intermittenza. Sterzò tutto a sinistra e s'insinuò di forza nello spazio ridotto messo a disposizione dalle automobili spostate da Lattuso, che si stava divertendo a morte a fare la parte dell'incazzato.
«Vai avanti, muoviti! E tu che cazzo stai aspettando? Fatti da parte... Sali sul marciapiede, no?»
Il vice ispettore Nolligi, che solamente in parte riusciva a vedere ciò che stava accadendo, era perplesso e irritato.
«Ma chi diavolo è sceso dalla macchina? E che accidenti sta combinando?»
«Si tratta di Lattuso, comandante. E' un tipo particolare», spiegò il suo pilota.
L'agente Lattuso, era arrivato di fronte all'automobile nuova del signor Giacomelli, al limite dell'incrocio tra via del Porto Fluviale e via delle Conce.
«Oh! Levati di torno, fai marcia indietro!», ordinò a muso duro, ma il signor Giacomelli, regolarmente impostato per percorrere via del Porto Fluviale in direzione opposta a quella della polizia, non capì che cosa intendeva dire.
«Ti ho detto di fare marcia indietro. Spostami 'sto cassone!», ribadì l'agente Lattuso, agitando la paletta di segnalazione a titolo esplicativo.
Claudia Policami, ancora incastrata nella corsia che avrebbe dovuto percorrere la scorta dell'onorevole, guardò l'agente di polizia alla sua sinistra sentendosi sconcertata.
«Mi senti o no? Ti sei rincoglionito?», chiese Lattuso, battendo il palmo della mano sinistra sulla portiera dell'automobile nuova di Giacomelli, che sobbalzò.
Claudia Policami a questo punto non seppe trattenersi.
«Ehi! Non sta esagerando?», protestò, ma l'agente di polizia non le diede alcun peso. «E sposta 'sta macchina del cazzo, ho detto!», infatti continuò, dando un'altra manata sulla Skoda del povero Giacomelli, che ormai era andato nel pallone.
(... segue)
Da "La gente è strana", di Andrea Bellizzi, Edizioni Simple, http://www.edizionisimple.it/

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