
Si svegliò come da un piacevole pisolino, tranquillo e rilassato, e la prima cosa che vide fu il viso di una ragazza, molto carina.
«Non si preoccupi. Va tutto bene», sussurrò la ragazza, e Claudio pensò: “E chi si preoccupa, mi sento come un papa. Ma guarda che sorriso.”
La ragazza, che appunto stava sorridendo, gli poggiò una mano, fresca, contro la fronte, e per un po’ la tenne lì continuando a sorridere, premurosa.
«Si ricorda cos’è successo?», sussurrò, guardandolo negli occhi.
Claudio si concentrò per un attimo, spinto dal desiderio di assecondarla, ma non gli venne in mente niente di particolare.
«No. Perché? Che cosa è successo?»
La ragazza tolse la mano dalla sua fronte e graziosamente piegò la testa di lato.
«Ce la fa a tirarsi un po’ su? A mettersi seduto?»
Soltanto adesso Claudio si rese conto di essere sdraiato. Sdraiato sdraiato, senza nemmeno un cuscino sotto la testa, che in effetti sentiva un po’ vuota.
«Coraggio, l’aiuto io», disse la signorina.
Claudio tirò verso di sé i gomiti, spinse per fare forza contro le palme delle mani, ma non riuscì a sollevarsi.
«Uff, è faticoso» ammise, un po’ perplesso.
«In genere ci vogliono due tre tentativi», lo rincuorò la signorina.
“Che bel sorriso”, pensò di nuovo Claudio. Più che altro, aveva voglia di fargli una buona impressione. Stavolta ci mise più impegno. Le mani della ragazza, ai lati delle sue spalle, diedero un contributo. Adesso era seduto.
Dette un’occhiatina intorno, piegando leggermente il capo sia a sinistra che a destra. Che strano: sembrava una grande sala completamente vuota.
«Ci vede bene?», chiese la signorina.
Anche questa volta prima di rispondere ci pensò sopra.
«Mi pare di sì. Non che ci sia tanta roba da vedere… Dove siamo?»
«In una sala di controllo», spiegò la ragazza.
«Ah. E controllo di cosa?»
«Controllo di qualità.»
«Ah.»
Non è che Claudio, con questa risposta, riuscì a capirne molto di più.
«Che colori vede, in questa sala?», chiese la ragazza.
«Colori?»
«Sì. Che colori vede, intorno a sé?»
Claudio si guardò di nuovo intorno. In alto e sulla sinistra non c’era nulla: né mobili né persone. A destra, invece, a parecchi metri di distanza, adesso c’era un’altra persona in terra, che forse prima non aveva notato. E un’altra donna, vestita come la sua signorina, gli stava di fronte.
«Grigio. Mi sembra tutto grigio. A parte il camice di quella signorina, tra il giallo e l’avana. Chi è quell’uomo, sdraiato lì?»
La ragazza non si girò per guardare.
«La persona che l’ha investita. E io come sono? Quali colori vede in me?»
«Non ho capito. Ha detto che sono stato investito?»
La ragazza annuì, continuando a sorridere. Sembrava un po’ divertita, ma senza alcuna intenzione di prenderlo in giro.
«Sì, le ho detto che quello è l’uomo che l’ha investita, ma le ho chiesto anche quali colori vede in me.»
Claudio guardò di nuovo l’uomo per terra, che adesso, come aveva già fatto lui, si stava tirando su a sedere. Anche lui era grigio. Tornò a guardare la sua ragazza: cavolo, com’era carina e come gli sorrideva.
«Ha dei capelli biondi. E gli occhi marroni. Belli tutti e due.»
Il sorriso della ragazza divenne appena un po’ birichino. «Ed il mio camice?», insistette.
«Un verdolino chiaro chiaro. Carino.» Di un verde più chiaro, se ricordava bene, di quello usato di solito dalle infermiere.
La fronte della ragazza, appena un filino, si aggrottò. «Hum.»
Ora qualcosa Claudio incominciò a ricordare.
«E’ vero: sono stato investito. Guidavo il mio motorino e un motociclista pirata mi ha preso.»
La ragazza si limitò ad annuire.
Claudio guardo nuovamente a destra.
«Non è che è lui, quello che mi ha investito?»
Stavolta anche la signorina guardò l’altro uomo.
«Sì, è lui», disse.
La ragazza che stava con l’altro uomo si girò dalla loro parte, forse sentendosi osservata, e la ragazza che stava con Claudio la salutò alzando un poco la mano.
«Come mai non sento niente?», chiese Claudio, un po’ perplesso.
«Non si preoccupi, è perfettamente normale, in questi casi», spiegò la ragazza.
«Ah.»
«Lei si definisce un credente o un non credente?», chiese la ragazza.
«Come, mi scusi?»
«Lei si definisce un credente o un non credente?», ripeté la ragazza.
«Eeeh… Non ho capito che c’entra adesso. Stavamo parlando di un incidente. Potrei sapere un po’ più di particolari, per cortesia?»
«Lei e quel signore avete avuto un incidente, ma adesso va tutto bene. Bisogna solo stabilire dove andrete», chiarì con amichevole pazienza la ragazza.
Claudio aggrottò la sua fronte, pesantemente, e cercò di riflettere in modo migliore.
«Il verde è un forte segnale di preparazione», continuò la ragazza. «Chi è pronto per proseguire percepisce la luce più verde degli altri. La vede in ogni cosa.»
Niente. Per Claudio, come spiegazione, non era affatto chiara.
(... segue)
Racconto di Andrea Bellizzi pubblicato nella raccolta di autori vari "Polvere sotto il divano", dedicata al colore verde, Perrone LAB editore.

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