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Osvaldo Di Persio impazzì il 3 febbraio 2010, a partire dalle dieci e dieci minuti di sera, quando ascoltò alla radio il brano “Male di miele” degli After Hours.
Impazzì a partire dalle dieci e dieci perchè non è che sbroccò di colpo, tipo: “Ah. Ho sentito la musica degli After Hours e sono diventato matto”, ma perchè da quel momento cominciò a non essere più normale.
Il fatto è che pensò: “Come è possibile? Questi qui cantano musica rock in italiano. E suonano duro come i Led Zeppelin e i Deep Purple. Neanche il Banco del Mutuo Soccorso e la Premiata Forneria Marconi suonavano così. E sono passati decenni, da quegli anni.”
Sono passati decenni. Provò il bisogno di appoggiarsi a qualcosa, di fronte a questa banalità.
C'era una volta in cui sapeva tutto, dei Led Zeppelin. Il loro primo album, per esempio, intitolato semplicemente “Led Zeppelin”, uscì nel 1969. Ossia più di quattro decenni fa. Il fuoco che nella mitica copertina bruciava un mastodontico dirigibile, incendiò immediatamente anche gran parte della sua anima. Al punto che con l'uscita del secondo album, a fine '69, prese vita anche il suo secondo nome, il nome più vero, col quale Osvaldo venne chiamato per tutti gli anni settanta e ottanta, da tutti gli amici.
Ora come ora, invece, il signor Di Persio era tagliato fuori dalla musica rock. Non sapeva niente di niente dei gruppi rock italiani attuali. Non conosceva gli After Hours, i Subsonica, i Verdena, i Bud Spencer Blues Explosion e compagnia bella. Da quando era Amministratore Unico di un'insulsa piccola società di servizi, ascoltava soltanto la radio installata nella sua claustrofobica BMW serie 1, perennemente sintonizzata su reti commerciali, per cui era assolutamente all'oscuro di quanto avveniva nel mondo musicale più alternativo.
Lui apparteneva all'era dei Led Zeppelin e dei Deep Purple; si ricordava dei Metallica e degli AC/DC. Lui - così, di colpo - per colpa di quei poppanti degli After Hours, risprofondò nella tempesta ormonica della musica assassina che ascoltava quando a sua volta era un poppante, di un metro e ottanta di altezza e 105 chili di peso.
(... continua)
Racconto pubblicato nella raccolta "Scantinati per meduse e fiori di cristallo", dedicata alla follia, di Giulio Perrone Editore, www.perronelab.it.

